Negli impieghi legati al mondo della vetrazione, la scelta del sigillante deve innanzitutto garantire l’adesione tra vetro, da un lato, e profilo del serramento, dall’altro. Se, per il vetro, non esistono molte variabili, per la tipologia dei profili si apre un ventaglio di possibilità legato ai materiali di volta in volta scelti (legno, pvc, alluminio, metallo, …), ai tipi di verniciatura degli stessi ed alle problematiche di dilatazione termica che intervengono. Nella serramentistica intesa come posa in opera delle finestre, le sigillature raccordano i materiali di diversa natura di cui l’involucro di un edificio è costituito: uno stesso sigillante deve essere in grado di aderire perfettamente ai supporti più svariati: da un lato possiamo avere profili in metallo, legno, pvc, vernici varie e, dall’altro, muratura, calcestruzzo, intonaco, isolamenti termici a cappotto ecc., a seconda della tipologia della parete.
I sigillanti al momento dell’applicazione si trovano allo stato pastoso e, una volta posati, si trasformano, attraverso reazione chimica con l’umidità ambientale, in una guarnizione elastica con caratteristiche adesive in grado di collegare in termini duraturi due elementi contigui, senza perdita di adesione ai fianchi del giunto, garantendo una perfetta tenuta all’acqua e all’aria Fin dal loro esordio sul mercato, i sigillanti hanno sostituito le guarnizioni preformate o lo stucco, diventando i migliori materiali per rendere il giunto impermeabile e garantire un’elevata elasticità di movimentazione allo stesso.
Un sigillante in cartuccia, infatti, a differenza di una guarnizione preformata, riesce ad aderire perfettamente al supporto e ad assumere qualsiasi forma/sagoma che la situazione richieda, soprattutto a fronte di giunti irregolari.
L’esposizione agli agenti esterni come sole, pioggia e vento e le sollecitazioni derivanti dalle vibrazioni indotte dalle onde sonore, dal traffico o gli assestamenti sono solo alcuni esempi dei movimenti continui ai quali ogni edificio è soggetto: il lavoro a cui un sigillante è sottoposto, una volta in opera, è un movimento impercettibile ma perpetuo che deve assecondare e assorbire le variazioni dimensionali e le sollecitazioni dei vari elementi che compongono i serramenti.
La dilatazione dei materiali per effetto delle escursioni termiche si verifica sia quotidianamente che stagionalmente: alle basse temperature corrisponde la contrazione dei materiali e la massima tensione a trazione per le sigillature, mentre alle alte temperature corrisponde la dilatazione dei materiali e la massima compressione delle stesse.
Un raccordo realizzato rigidamente, può fessurarsi consentendo la penetrazione all’interno dell’edificio di aria, acqua e agenti chimici che ne provocano il degrado. Solo realizzando dei giunti elastici di tenuta si preserva, nel tempo, l’integrità dell’involucro edilizio e si mantiene ad alti livelli il comfort abitativo.
Come scegliere un sigillante
La scelta del sigillante idoneo deve tener conto dei tipi di supporto che costituiscono i fianchi di adesione del giunto e del tipo di esercizio a cui sarà sottoposta la sigillatura: vanno presi in considerazione una serie di parametri fisici, chimici e meccanici che fanno riferimento essenzialmente alla forza adesiva e coesiva del giunto, al modulo elastico, alla resistenza ai raggi UV, alla temperatura di esercizio, alla eventuale verniciabilità.
Non tutte le formulazioni sono indicate per l’ambito serramentistico. Tra i vari prodotti disponibili sul mercato, la scelta normalmente ricade su sigillanti siliconici a reticolazione neutra o sigillanti a base di polimeri ibridi con elevata capacità di movimento elastico e senza plastificanti minerali. Per escludere una eccessiva perdita di volume in fase di indurimento e garantire, di conseguenza, il mantenimento della performance nel tempo, è importante selezionare le materie prime e formulare sigillanti puri che, una volta in opera, non siano soggetti a ritiro e quindi a problemi di pretensionamento che riducono drasticamente la vita utile delle sigillature.
I sigillanti devono inoltre avere una capacità di movimento elastico almeno del 25% valore necessario per poter assecondare gli assestamenti della struttura o le dilatazioni del serramento.
Per la valutazione dell’ammissibilità dei sigillanti la UNI 11673-1 indica come riferimento normativo la marcatura CE secondo UNI EN 15651-1 e UNI EN ISO 11600. La norma specifica le definizioni e i requisiti dei ”Sigillanti per impiego non strutturale per giunti in pareti esterne, giunti perimetrali di porte e finestre negli edifici, incluse le facciate interne”. Nel termine generico di sigillante si intendono comprese le famiglie di prodotto a base siliconica, ibrida, acrilica, poliuretanica.
Proprietà a trazione
(allungamento a rottura e allungamento massimo di esercizio)
La caratteristica fondamentale per individuare l’elasticità di un sigillante, basandosi sulla documentazione tecnica, è il suo modulo elastico. Il modulo elastico è uguale al valore della resistenza a trazione (misurata in N/mm²) ad un allungamento del 100%: più è basso il modulo elastico, meno vengono sollecitati i fianchi del giunto e più a lungo le sigillature si mantengono performanti.
LM Basso modulo elastico:
resistenza a trazione < 0,4 N/mm2 a 23 °C e < 0,6 N/mm2 a -20 °C
HM Alto modulo elastico:
resistenza a trazione > 0,4 N/mm2 a 23 °C e > 0,6 N/mm2 a -20 °C
I sigillanti si dividono in prodotti ad alto modulo o a basso modulo elastico. Per la posa dei serramenti la UNI 11673-1 individua il limite di ammissibilità di un sigillante proprio in questo valore (LM Low Modulus), perché garantisce un’elevata alta elasticità che asseconda bene le dilatazioni termiche dell’infisso evitando sollecitazioni sui fianchi adesivi del giunto che sono sempre i punti più critici e delicati della sigillatura: la massa del sigillante si deforma facilmente e non si verificano strappi o distacchi dal supporto come invece potrebbe accadere utilizzando un alto modulo elastico. Un sigillante definito 25 LM ha una capacità di movimento elastico del ±25%; a titolo di esempio un giunto da 10 mm è in grado di compensare un movimento di 2,5 mm a trazione o a compressione, deformandosi cioè da 7,5 mm a 12,5 mm, senza che la deformazione sia plastica cioè irreversibile.
Impieghi particolari
Le sigillature in adesione ad elementi in marmo e pietra naturale - utilizzati a volte per realizzare rivestimenti, davanzali e cornici architettoniche - vanno realizzate solo con sigillanti privi di olio siliconico pena la comparsa di antiestetiche macchie lungo i bordi tanto più evidenti quanto maggiore è l’assorbimento capillare della pietra o marmo.
NB. Si consiglia per ogni altro riferimento consultare le schede tecniche di prodotto
Dimensionamento e realizzazione dei giunti
Per garantire il mantenimento delle prestazioni dei giunti nel tempo, oltre alla qualità del materiale impiegato per la sigillatura, è fondamentale la sua posa in opera. Per una corretta progettazione e realizzazione dei giunti di dilatazione, verticali o orizzontali, si devono considerare: le escursioni termiche massime caratteristiche del contesto geografico (giornaliere e stagionali), la dimensione degli elementi da sigillare, il materiale di cui sono fatti ed i relativi coefficienti di dilatazione termica ed igrometrica. Sulla base di queste indicazioni la larghezza del giunto (L) deve essere stabilita considerando che il suo allungamento massimo d’esercizio non deve
superare il 25% (ad esempio un giunto di 2 cm di larghezza lavorerà elasticamente – cioè senza rischio di deformazioni/snervamenti plastici – da 1,5 a 2,5 cm). La profondità del giunto (P) è in funzione della larghezza (L): fino a 1 cm di larghezza, il giunto deve avere sezione quadrata; per giunti più larghi di 1 cm, la profondità deve essere la metà della larghezza, e comunque mai meno di 1 cm.
L’inserimento preliminare, nella sede del giunto, del cordone di tamponamento, ha la doppia funzione di garantire il corretto dimensionamento alla sigillatura (profondità in funzione alla larghezza del giunto) ed evitarne l’adesione sul fondo. La natura antiaderente del politene evita, infatti, l’adesione dei sigillanti sul 3° lato consentendo alla sigillatura di aderire solo sui fianchi laterali e di lavorare esclusivamente a trazione e compressione: un’eventuale adesione della sigillatura sul fondo, potrebbe portare infatti alla lacerazione per torsione. Il cordone deve avere un diametro leggermente superiore in modo che, grazie alla sua comprimibilità, possa essere posizionato alla profondità desiderata senza sprofondare, esercitando semplicemente una lieve spinta sui fianchi.
Si ricorda che un giunto piano correttamente dimensionato ha le seguenti proporzioni: La larghezza del giunto e le superfici di adesione devono misurare almeno 6 mm; Oltre 1 cm di larghezza la proporzione A:B deve essere il più possibile vicino a 2:1 (max 3:1 nel caso di giunti larghi).